Fallacia logica: i ragionamenti mal posti che ci ingannano (ogni giorno)




Siamo davvero padroni dei nostri processi mentali? Siamo realmente in grado di seguire un percorso logico durante un dibattito o un ragionamento che facciamo in solitudine? In effetti, a ben guardare, non è sempre così semplice riuscire a mantenere il focus su una linea di pensiero coerente, soprattutto quando ci ritroviamo a interloquire con persone che, consapevolmente o in modo del tutto ignaro, adottano un approccio alla riflessione ‘sporcato’ da errori di fallacia logica.

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Fallacia logica: quando il cervello fa tilt

Con fallacia logica intendiamo tutta una serie di errori di ragionamento che altera la trasparenza di una disquisizione e che, per forza di cose, finisce con inficiare la credibilità del confronto stesso. Detto così può sembrare un concetto astratto, criptico e che non ha nulla a che fare con noi o non in modo particolarmente impattante. Non è così. La nostra quotidianità è costretta a elaborare costantemente processi logici falsati dall’utilizzo di fallacie. Quel che è peggio è che anche i più avveduti possono restare intrappolati in tranelli mentali spesso infidi e ben camuffati. Ora vi fornirò degli esempi concreti.

Fallacia logica n°1: “Me l’hanno detto”

Reminiscenze del passato mi riportano ai tempi delle scuole medie, quando per la prima volta sentii parlare del concetto di Ipse Dixit: si tratta di una locuzione utilizzata da Cicerone nel De natura deorum in riferimento agli allievi di Pitagora, i pitagorici, i quali, secondo quanto raccontato dall’oratore romano, erano soliti non dubitare mai della parola del loro maestro, anche davanti a chiare argomentazioni che evidenziassero l’erroneità delle loro (della sua) tesi. Il principio fu poi traslato sulla figura di Aristotele, i cui adepti – i peripatetici – dimostrarono un totale rifiuto nel mettere in discussione il verbo del maestro.

Ma di ‘Ipse dixit’ ne esistono tantissimi e ognuno di noi, spesso inconsapevolmente, si ritrova plagiato da prese di posizione che non ci appartengono davvero. Pensate a quanti prendono per buona, acriticamente, una posizione esposta dal politico verso cui nutrono fiducia, quanti altri si affidano alle sagge letture di stimati giornalisti, a quanto talvolta sia difficilissimo riuscire a discostarsi dalle analisi esposte da un proprio precettore, fino ad arrivare a parenti e amici particolarmente degni di credito e di ammirazione.

Che le opinioni delle persone ammirate finiscano con il condizionarci è comprensibile, ma le parole di qualcun altro, per quanto illustre sia, non possono essere un elemento di valore in una propria argomentazione. “L’ho sentito in tv” o “L’ho letto sul giornale” sono atteggiamenti che rivelano una modalità errata di sostenere un’idea, almeno che non si tratti di fatti incontrovertibili, non di pareri.

Fallacia logica n°2: “Ma non ti vergogni?”

Una tecnica di convincimento subdola e mendace consiste nel fare leva sul senso di colpa. Si tratta di un approccio che spesso si può riscontrare, ad esempio, quando una persona lasciata dal proprio partner prova a giocarsi una carta disperata: “Come puoi farlo, dopo tutto quello che ho fatto per te?

Si tratta di un metodo che spesso viene impiegato anche per controbattere un’opinione, screditandola. Esempio: se avete un cane e siete soliti acquistare per lui esclusivamente cibo di prima qualità, qualcuno potrebbe rimproverarvi: “Ma non ti vergogni a spendere tanti soldi per un animale quando i bambini in Africa muoiono di fame? È palese che un’atrocità come la fame nel mondo non possa lasciare indifferente nessuno, ma è altro e tanto palese che non sarà acquistando carne in scatola scadente per il vostro Fido che il problema si risolverà. Difendersi da questo tipo di invettive è un diritto, ancorché un dovere.

Fallacia logica n°3: “Lo dice la maggioranza”

Una delle fallacie logiche più diffuse è quella che si sorregge sulla forza della moltitudine: se la maggioranza sostiene una certa tesi, allora essa deve essere vera. Si tratta di una macchinazione particolarmente insidiosa, poiché coinvolge tutti gli individui di un dato gruppo, sia esso di numero limitato, più esteso o persino un intero popolo. Nel Medioevo, ad esempio, la quasi totalità della popolazione europea sosteneva che fosse il sole a girare intorno alla Terra e non il contrario.

Per non parlare poi delle posizioni che diventano maggioritarie nei regimi totalitari, come quello della Germania nazista… sappiamo che cosa ne derivò. Come difendersi dalle minacce del condizionamento di massa? Facendo leva sul proprio senso critico e mettendo in dubbio ogni informazione, anche al costo di resistere alla pressione sociale.

Fallacia logica n°4: “Ma quello l’hai visto che fa?”

Veniamo ora a un tipo di fallacia ormai dilagante, quella che consiste nello spostare l’attenzione dal tema principale di discussione, introducendo elementi del tutto inutili ai fini del confronto, ovvero la falsa dicotomia. Facciamo un esempio: Tizio sostiene che in Italia l’impunità per chi evade le tasse sia troppo alta e che bisognerebbe introdurre pene più severe per i trasgressori. Caio non è d’accordo e, per contraddirlo, replica che nel nostro Paese esistono decine di delinquenti che non vengono assicurati alla giustizia e che, con tutti i problemi che esistono, sia assurdo concentrarsi sulla lotta agli evasori.

Il fatto che – sia vero o meno – in Italia la giustizia abbia un decorso troppo lento o persino inefficace nel condannare criminali incalliti non invalida in alcun modo la tesi di Tizio, che vorrebbe pene più dure per gli evasori fiscali. Caio, in questo caso, sposta l’attenzione su un elemento che non ha nulla a che vedere con la posizione sostenuta dal proprio interlocutore. Tale artificio retorico trova particolare fortuna in ambito politico, quando l’esponente di un partito, sovente, sottolinea le colpe dei propri rivali per sminuire le proprie. Non cascateci!

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Fallacia logica n°5: “È questo il problema!”

L’ultima fallacia logica che voglio sottoporvi consiste nel diffusissimo processo di banalizzazione di cause complesse. Anche qui è utile esemplificare il concetto: Tizio è uno studente brillante che, da quando è stato spostato di banco, ha visto la propria media voto abbassarsi. La maestra ne conclude che il peggioramento del rendimento di Tizio sia dovuto al cambio di posto; per risolvere il problema, basterà farlo sedere di nuovo dove era prima. Questo è un approccio analitico solo apparentemente giusto, ma in realtà pericolosamente approssimativo poiché esclude la possibilità che co-esistano altre cause o, addirittura, che lo spostamento di banco non c’entri nulla con l’abbassamento della qualità dello studio di Tizio.

Il ragazzo potrebbe avere dei problemi di salute, potrebbe essere distratto dalla rottura di una relazione amorosa, potrebbe essere turbato da problemi famigliari, eccetera, eccetera. L’esempio che vi ho sottoposto utilizza una situazione di ordinaria gestione domestica e non fornisce la reale misura di quanto tale dinamica sia pericolosa. Provate a pensare a quando macro-temi della politica nazionale e internazionale vengono discussi facendo leva su un simile sistema di ragionamento: le conseguenze, in tal caso, possono essere nefaste poiché non permettono di riflettere in modo accurato su un dato problema, allontano da una risoluzione dello stesso e rischiano di incentivare battaglie spesso inutili, mosse da premesse sbagliate, fino a degenerare in isterie di massa.